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Claude McKay between United States and Soviet Union: African-American Identity and Socialist Utopia

Claude McKay tra Stati Uniti e Unione Sovietica: identità afroamericana e utopia socialista

This article analyzes Claude McKay’s essays on politics and society, especially those dealing with the racial question in the 1920s US. It reviews these texts, alongside other works (poems and autobiographical writings) that McKay produced on the same topics. The article aims at tracing a trajectory in McKay’s political thought: after criticizing the social and economic structures of capitalist and colonial societies, McKay envisages in post-revolutionary USSR a utopian society for oppressed people worldwide. However, his writings, rather than depicting the actual USSR society he knew in the early 1920s, evokes the multicultural myth of the ‘melting pot’ traditionally used to celebrate the US. McKay, maybe unwillingly, enthusiastically praises the myth of American exceptionalism, referring it to the USSR.

L'articolo analizza una scelta di saggi di Claude McKay su questioni politiche e sociali, riguardanti soprattutto le politiche razziali negli Stati Uniti degli anni Venti, confrontandoli con altre opere (come poesie e scritti autobiografici) sullo stesso argomento. L’articolo prova a ricostruire un percorso nel pensiero politico di McKay: dopo avere criticato le strutture socio-economiche delle società coloniali e capitaliste, McKay individua nell’Unione Sovietica postrivoluzionaria una sorta di luogo utopico adatto ad accogliere, idealmente, tutte le categorie di sfruttati. Tuttavia, questa immagine, più che riflettere la realtà materiale dell’URSS così come McKay l’aveva conosciuta, sembra rievocare i temi del multiculturalismo e del melting pot con cui è stata tradizionalmente rappresentata la nazione americana. È il mito dell’eccezionalismo americano che McKay, forse non del tutto consapevolmente, esalta, associandolo all’URSS dei primi anni Venti.

10.13125/2039-6597/1507