• Rethinking the Great War and Malaparte’s Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti
  • Ripensare la Grande Guerra: ancora a proposito di Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti di Curzio Malaparte.
  • Montanari, Federico

Description

  • The First World War, even on the occasion of its centenary, has always been the subject of reflection regarding the memoirs, diaries, literature and cinema. That event, as repeatedly pointed out, represented a starting point (of the "Short Century") in breaking the timing of modernity, of disillusionment (narrated and renarrated) for that generation, and, at the same time, subject for myths (fascism and the myth of the trenches) or removal and opposition (for next generation, the generation of resistance). First World War has been a social laboratory, for science, mentality and culture (cf., "Il laboratorio della guerra", to quote Gibelli, Fussell, Leed), about literacy innovation, diaries and perception (from Celine to Cendrars, to Musil), with the link between art, technology and war. The purpose of this paper is, taking account of that vast horizon of experiences, to work on a specific case: the hypothesis of the link between war / and possible revoution, as proposed by Curzio Malaparte in his Viva Caporetto! The revolt of the damned saints. Working on the complex and contradictory path of Malaparte (participation to fascism until its criticism and rejection, because of his anarchist vision), and the approaching to the communist party and leftist ideas after the second world war. In any case, I will try to show how discursive devices, values  and metaphors work in the text of Malaparte. This text is also interesting for a comparison with other texts and authors: both in terms of thematic organizations, of point of views, in the forms of utterance; as well as organizations narrative, exposing not only the story of the defeat of Caporetto, but, more generally, the "time when men decide to stop fighting" and, perhaps, to transform this moment into something else.
  • La prima guerra mondiale, anche nell’occasione del suo centenario, è stata da sempre oggetto di riflessioni per quanto riguarda la memorialistica, i diari, la letteratura e il cinema. In quanto evento, come più volte sottolineato, di inizio (del “secolo breve”) di cesura del tempo della modernità, di disillusione (rinarrata e raccontata) per una generazione, e al contempo oggetto di mitizzazione (i fascismi e il mito delle trincee sanguinanti) o di rimozione e di opposizione (per un’altra generazione, quella dell’antifascismo e della resistenza). Laboratorio sociale, scientifico e culturale ("L’officina della guerra", per dirla con Gibelli), per il rapporto fra innovazione letteraria, diaristica e percezione (da Céline a Cendrars, a Musil). Lo scopo di questa comunicazione è, tenendo conto di tale vasto orizzonte di esperienze, di riprendere un caso specifico: l’ipotesi del legame guerra/”rivoluzione possibile”, per come presentato da Curzio Malaparte nel suo Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti. E’ noto il percorso complesso e contraddittori di Malaparte (dall’adesione al fascismo, fino alla sua critica e rifiuto, attraverso la visione anarchica che gli era propria, e all’avvicinarsi al partito comunista e alle idee di sinistra dopo la seconda guerra mondiale). In ogni caso, cercheremo di mostrare quali dispositivi valoriali e discorsivi vengono a costituirsi nel testo di Malaparte. Testo interessante anche per un lavoro di comparazione con altri testi e autori: sia dal punto di vista tematico che di organizzazioni dei punti di vista, nelle forme dell’enunciazione; così come delle organizzazioni narrative, che espongono la vicenda non solo della disfatta di Caporetto, ma, più in generale, del “momento in cui gli uomini decidono di smettere di combattere” e, forse, di trasformare questo momento in qualcos’altro.   

Date

  • 2016-05-19

Type

  • info:eu-repo/semantics/article
  • info:eu-repo/semantics/publishedVersion

Format

  • application/pdf

Identifier

Relations