• Widow, Whore, Saint. Judith as a Figure of Desire (XVIth, XVIIth and XVIIIth Century)
  • Vedova, puttana e santa. Giuditta figura del desiderio (XVI, XVII e XVIII secolo)
  • Cosentino, Paola

Description

  • The biblical story of Giuditta seductress and then murderess in the name of God was well known. Oloferne, general of Assyrian, surrounded Betulia and the beautiful widow offered herself to save the city. Dressed sumptuously, at night she went outside the city walls to reach the enemy camp and after seducing the unsuspecting general she killed him treacherously in his sleep. The semantic relevance of a figure such as Giuditta is evident, the «vedovetta» (Petrarca, Triumphus Cupidinis, III, v. 53) in fact embodies a particularly complex heroic model. It represents the victory of the weak over the strong (according to the traditional vulgata) and gradually becomes the symbol of strength and female transgression against the male pride that was well represented by Oloferne who overcome by drunkenness and concupiscence met his death by Giuditta’s sword thrusts. Giuditta, being the protagonist of a fabula of great narrative strength, is a perfect figure of desire. Main elements of the story are Love and Death, seduction and castration, female deceit committed through the power of speech and the male weakness for female beauty. The study evidenced striking similarities between Armida of Tasso, symbol of seduction in the enemy camp and the biblical figure of Giuditta, two “fetishes”, two “objects” of male desire playing the same role (with different issues). Spreading to Europe, in particular the French reformed and catholic production have been taken into account (from Judit by Du Bartas to Holoferne. Tragédie sacrée extraite de l’histoire de Iudith by the priest Adrien d’Amboise). Finally, the relationship between word and image in Iudi, tragedy written by Federico Della Valle was analyzed, wherein the origin of desire (in Oloferne) coincides with the description of a famous female clothing. The purity, the true faith, the uncontaminated virtue of the biblical widow were resumed at the beginning of the 18th century by Metastasio in Betulia Liberata that created a new model of a heroine however without successors. In modern times, in fact, the image of Giuditta is considered as the symbol of female censorship and consequently fated to be mixed up with the myth of Salome also due to some modern Freudian interpretations.
  • Nota è la storia della biblica Giuditta, seduttrice e poi omicida per conto di Dio: il generale degli assiri, Oloferne, ha assediato Betulia e la bellissima vedova offre se stessa per salvare la città. Abbigliata con grande sfarzo, uscirà di notte dalle mura, raggiungerà l’accampamento nemico e, dopo aver conquistato l’ignaro comandante, lo ucciderà a tradimento durante il sonno. La pregnanza semantica di una figura come quella della betuliense è dunque particolarmente evidente: la «vedovetta» di petrarchesca memoria incarna, infatti, un prototipo eroico particolarmente complesso, poiché, se da un lato, esso evoca la vittoria del debole sul forte (secondo la vulgata tradizionale), dall’altro, diviene progressivamente emblema di forza e di trasgressione femminile contro la protervia maschile, ben rappresentata da quell’Oloferne che, vinto dall’ebbrezza e dalla concupiscenza, finirà sotto i micidiali colpi della sua spada. Giuditta, protagonista di una fabula di grande potenza narrativa, è dunque una perfetta figura del desiderio: elementi fondanti della storia sono Amore e Morte, seduzione e castrazione, inganno mulìebre, perpetrato grazie all’arte della parola, ed insipienza virile di fronte all’eccezionale bellezza della donna. Nel percorso qui proposto, si evidenziano le profonde somiglianze esistenti fra il personaggio tassiano di Armida, emblema di seduzione entro il campo nemico, e quello biblico di Giuditta. Due “feticci”, due “oggetti” del desiderio maschile destinati ad interpretare la medesima parte (ma con esiti diversi, evidentemente). Lo sguardo si allarga poi all’Europa, con particolare attenzione alla produzione francese, riformata e cattolica (dal poema Judit del Du Bartas fino all’Holoferne. Tragédie sacrée extraite de l’histoire de Iudith dell’ecclesiastico Adrien d’Amboise), infine si analizza il rapporto fra parola e immagine all’interno della tragedia Iudit redatta dall’astigiano Della Valle, ove la nascita del desiderio (in Oloferne) coincide con la descrizione di una vestizione mulìebre rimasta celeberrima. La purezza, la fede senza titubanze, l’incontaminata virtù della vedova biblica saranno riprese, all’inizio del Settecento, dalla Betulia liberata di Metastasio, capace di creare un nuovo modello di eroina, che tuttavia non avrà eredi. Nei secoli della modernità, infatti, l’immagine di Giuditta si ergerà ad icona potente di femminilità castratrice e sarà quindi destinata a confondersi con il mito di Salomé, anche grazie a celebri interpretazioni freudiane a noi più vicine. 

Date

  • 2013-10-09

Type

  • info:eu-repo/semantics/article
  • info:eu-repo/semantics/publishedVersion

Format

  • application/pdf

Identifier

Relations