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In everyday conversation and on the Internet there is a great deal of discussion about the addictive effects of TV series, especially with reference to the latest continuous serials (such as Game of Thrones, Homeland, House of Cards and the like) that seem to encourage binge-watching even more than their predecessors did. Many commentators compare such compulsive activity to drug abuse, and a recent research in psychology (Hoon Hi Sung, Eun Yeon Kang, Wei-Na Lee 2015) links this phenomenon to depression. But how accurate (or how metaphorical) is the flat equivalence between binge-watching and the more standard forms of intoxication? This paper analyses the vast phenomenology of serial addiction from a semiotic point of view, in a bid to distinguish between different styles of immersive fruition, from the solitary and omnivorous TV binges that may indeed generate individual feelings of inadequacy to the intense social activity that surrounds specific TV cults. To what extent may we attribute such a range of attested interpretive strategies to the structure of the texts themselves in relation to plot, world-making and character construction? And how may our prolonged immersions in the worlds of seriality impact on the way we perceive the actual world?

Nelle conversazioni quotidiane e in rete si discute molto della dipendenza da serie televisive, con particolare riferimento alle serie continue di ultima generazione (tra cui Game of Thrones, Homeland, House of Cards e simili), le quali sembrano incoraggiare il cosiddetto binge-watching più di qualsiasi altra fiction precedente. Molti commentatori paragonano questo fenomeno alla tossicodipendenza, e una recente ricerca psicologica (Hoon Hi Sung, Eun Yeon Kang, Wei-Na Lee 2015) collega la dipendenza da serie alla depressione. Ma quanto è accurato (o invece metaforico) l’accostamento della compulsione seriale alle forme più tradizionali di intossicazione? Questo articolo analizza la vasta fenomenologia delle dipendenze da serie da un prospettiva semiotica, con il proposito di distinguere tra diversi stili di fruizione immersiva: dalle maratone solitarie e onnivore che effettivamente possono suscitare sentimenti individuali di frustrazione e di inadeguatezza, all’intensa attività sociale che viceversa circonda alcuni specifici culti televisivi. Sino a che punto è possibile ascrivere una simile gamma di atteggiamenti interpretativi alle strutture stesse dei testi, per esempio in rapporto alle trame, all’architettura dei mondi narrativi e alla costruzione di personaggi con cui gli spettatori possono identificarsi? E quali effetti producono le frequenti e prolungate immersioni nei mondi seriali sulla percezione collettiva del mondo reale?

10.13125/2039-6597/2121