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This article aims to establish some common points between the pictures taken inside the Parisian Salpetriere Hospital and the aestethic vision of Schiele. Egon Schiele, more than any artist of his period, deals with anxiety. With the nevrotic agility of his strokes, Schiele reveals the mechanism of the unconscious. He analyzes the pictures of Salpetriere's patients, which he found in a book published by Charcot in 1875. Schiele also directly observes patients, by visiting the Viennese psychiatric institutions.

Questo articolo cerca di stabilire alcune correlazioni tra le fotografie eseguite all’interno dell’ospedale parigino della Salpêtrière e la visione estetica di Schiele. Più di ogni altro artista del suo tempo, Egon Schiele si occupa dell’ansia e di mettere a nudo, con la scioltezza nervosa del suo segno, i meccanismi dell’inconscio. Egli analizza le fotografie scattate ai malati dell’ospedale della Salpêtrière, sfogliando un testo pubblicato da Charcot nel 1875, ma anche osserva i malati dal ‘vivo’, all’interno delle istituzioni psichiatriche viennesi.

10.13125/medea-2421

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