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Don Juan: eine Tragödie. Faustian intertextuality and tragic rewriting in E. T. A. Hoffmann's tale

Don Juan: eine Tragödie. Intertestualità faustiana e riscrittura tragica nel racconto di E. T. A. Hoffmann

The literary myth of don Juan, arose in the comedy, is reformulated in the direction of the tragic around 1800. The transformation begins with the Mozart-Da Ponte’s opera and finds fulfillment in Hoffmann’s tale, which projects the new tragic tone of the Mozartian finale on the whole myth. The purpose of the paper is to highlight the presence in the Don Juan of many intertextual references to Goethe’s Faust, not fully noticed by critics so far, through which it is possible to read such tragic rewritingas a declared synthesis of the two myths, where don Juan takes the role of Faust-Mephistopheles and donna Anna that of Gretchen. The rewriting of the myth culminates in the final mirroring of the narrator in Anna-Gretchen. But the value of the tragic is relativized in Hoffmann by the ironic self-consciousness of the romantic artist: confined to the fantastic world of art, it is meaningless in the prosaic reality of the bourgeois life.

Il mito letterario di don Giovanni, sorto nella commedia, attorno al 1800 viene riformulato in direzione del tragico. La trasformazione inizia con la versione operistica di Mozart-Da Ponte e trova compimento nel racconto di Hoffmann, che proietta il nuovo tono tragico del finale mozartiano su tutto il mito. L’articolo intende porre in rilievo la presenza nel Don Juan di numerosi richiami intertestuali al Faust di Goethe, finora non pienamente rilevati dalla critica, attraverso i quali è possibile leggere tale riscrittura tragica come una dichiarata sintesi dei due miti, in cui don Giovanni assume il ruolo di Faust-Mefistofele e donna Anna quello di Gretchen. La riscrittura del mito culmina nel finale rispecchiamento del narratore in Anna-Gretchen. Ma il valore del tragico è relativizzato in Hoffmann dall’ironica autocoscienza dell’artista romantico: confinato nel mondo fantastico dell’arte, risulta privo di senso nella prosaica realtà della vita borghese.