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This article explores the role of the deep, long-term fieldwork, pioneered by Bronisław Malinowski, and raises the issue of how far his fieldwork style remains a valuable tool at a time when people, goods, money, and knowledge travel with a speed and frequency that were unthinkable until very recently. Drawing upon reflections on the author’s own fieldwork in the Italian Alps, as well as on his experience as a university lecturer, it analyzes some of the changes that ethnographic fieldwork has undergone in the last few years in order to assess its value in the face of the pervasiveness of audit culture in the academia and of the emergence of an increasingly individualized society. The article pursues the argument that Malinowski’s research methods remain valuable not just as a heuristic device, but particularly as a practice promoting encounters with difference in the public sphere, and fostering participatory models of civic and political life.

L’articolo esamina la funzione attuale del metodo dell’osservazione partecipante di cui Bronisław Malinowski è stato promotore, e pone la domanda della misura in cui tale metodo di ricerca sia valido in un’epoca in cui le persone, le merci, il denaro, e le conoscenze si muovono con una velocità e frequenza che erano inimmaginabili fino a tempi molto recenti. Partendo dalle riflessioni dell’autore sulla sua ricerca sul campo in area alpina e sulla sua esperienza in qualità di docente universitario, l’articolo discute alcuni cambiamenti che il lavoro sul campo ha subito negli ultimi anni alla luce dell’irruenza della cultura della valutazione in ambito universitario e del crescente individualismo nella società. L’articolo trae una conclusione: lo stile di ricerca sostenuto da Malinowski rimane importante non soltanto in funzione di una possibile “scoperta”, ma soprattutto in quanto pratica che favorisce incontri tra diverse realtà sociali e partecipazione nella sfera pubblica e nella vita politica.

10.7340/anuac2239-625X-3522