• Standing at the edge: Asylum seekers between confinement and spread hospitality
  • Sostare ai margini: Richiedenti asilo tra confinamento e accoglienza diffusa
  • Altin, Roberta

Description

  • The article proposes a comparative analysis of three different contexts and management of hospitality for asylum seekers on the Italian-Slovenian border since the reopening in 2015 of the so-called “Balkan route” as an overland door to Europe. Through interviews and participant observation, we highlight the differences among a CARA in Gradisca, confined in a large militarized barrack on the margins of social life, a SPRAR system in the Villaggio del Pescatore, founded by a former WW2 refugee’s community, and the efficient model of widespread hospitality in Trieste that distributes migrants in apartments with coordinated self-management. However, the scenario of Trieste also includes an illegal settlement in another historical place of previous forced migrations, where migrants try to escape the dichotomous logic of assistance vs. rejection in order to strategically position themselves in a gray area within the liminal space between the authoritarian and humanitarian regime. The interpretation of micro-contexts clearly highlights the outcome of divergent choices, both in terms of the organization and management of hospitality (large militarized and confined center vs. widespread hospitality and SPRAR), and in terms of the different media and political representations, with an impact on the daily lives of migrants, citizens and workers involved.
  • L’articolo analizza comparativamente tre diversi contesti e organizzazioni dell’accoglienza per richiedenti asilo nell’area di confine italo-slovena a partire dal 2015, dopo la riapertura della cosiddetta “rotta balcanica” come ingresso europeo via terra. Attraverso interviste e osservazione partecipante si evidenziano le differenze fra il CARA di Gradisca, confinato in una grande caserma militarizzata ai margini della vita sociale, un inserimento SPRAR nel Villaggio del Pescatore, fondato da una comunità di profughi del dopoguerra, ed il modello efficiente dell’accoglienza diffusa di Trieste che distribuisce i migranti in appartamenti con forme di autogestione coordinata. Lo scenario di Trieste include anche un insediamento abusivo in un luogo storico di precedenti migrazioni forzate, dove i migranti sfuggono alla logica dicotomica che contrappone assistenza/respingimento per collocarsi con strategie di posizionamento in un’area grigia nello spazio di frontiera tra regime autoritario e umanitario. L’interpretazione dei micro-contesti riesce a fare emergere l’esito di scelte divergenti sia nell’organizzazione e management dell’ospitalità (grosso centro militarizzato, ospitalità diffusa, SPRAR), sia nelle diverse rappresentazioni mediatiche e politiche, con ricadute nelle vite quotidiane di migranti, cittadini e operatori coinvolti.

Date

  • 2019-12-29

Type

  • info:eu-repo/semantics/article
  • info:eu-repo/semantics/publishedVersion

Format

  • application/pdf

Identifier

Relations