• Comportamento emozionale e percezione dei valori:l'orientamento etico della fenomenologia di Max Scheler.
  • Losano, Andrea

Subject

  • Max Scheler Fenomenologia
  • FILOSOFIA
  • M-FIL/01 FILOSOFIA TEORETICA

Description

  • 2006/2007
  • Intendimento della mia ricerca è quello di offrire un itinerario interpretativo della filosofia di Max Scheler, teso a mostrare come essa non sia tanto una forma di fenomenologia interessata primariamente all’orizzonte etico, ma un esempio sui generis di teoria fenomenologica incardinata in via costitutiva sulla primalità del momento pratico e del coglimento delle qualità assiologiche. A tal fine la mia tesi è articolata in tre unità tematiche, focalizzate sulle tre direttrici dell’apriorismo fenomelologico, del personalismo e della filosofia della cultura e della società. In ciascuna di queste tre parti, corripondenti ai tre capitoli della tesi, si intende dar ragione dell’unità di ispirazione che anima, nei molteplici campi d’interesse, l’evoluzione del pensiero scheleriano. In essa ho ravvisato una volontà costante e progressiva di superare in senso dinamico la staticità che Scheler riconosce nelle categorie proprie soprattutto del pensiero moderno, tanto nelle sue declinazioni “idealiste” quanto in quelle “realiste”. Questa volontà conosce, nell’ultimo periodo, una sostanziale rimodulazione o radicalizzazione in senso metafisico, giocata sul riconoscimento del plesso compenetrativo tra impulso (Drang) dotato di forza meccanica e capacità creativa e spirito (Geist) destituito di ogni effettualità. La mia ricerca intende mostrare come la svolta metafisica interna al pensiero di Scheler, oggetto privilegiato delle critiche mosse alla filosofia scheleriana, possa essere letta come un’evoluzione coerente agli intendimenti originari dell’Autore, anzi come costituisca il “motivo spirituale” che Scheler stesso, nella prefazione alla terza edizione del Formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori, riconosce come il filo rosso del tortuoso procedere del suo pensiero. La metafisica che Scheler elabora nell’ultimo periodo – e che costituisce, nelle sue varie declinazioni tematiche, il fuoco cui convergono le linee prospettiche della mia ricerca – ha profondi legami teoretici con la filosofia precedente, potendo essere così considerata come l’evoluzione di quella filosofia intesa iuxta propria principia. Ciò non significa tuttavia disconoscere o negare le difficoltà e le “svolte” di un pensiero che rimane, nel suo impianto e nei suoi sviluppi, innervato da una radicale problematicità. Sulla scorta di queste premesse il punto di partenza è l'analisi del concetto di apriori (o essenza o idea) e della sua natura, letto nelle varie modulazioni che esso assume nel corso del pensiero scheleriano: rifacendosi all’immediata presenza dell’essere la fenomenologia può offrire una conoscenza assoluta e “priva di presupposti”, ponendosi di fronte alle cose come a dati di fatto originari. La fenomenologia appare dunque a Scheler come un’inversione di rotta rispetto alle radici razionaliste della filosofia moderna, permeata da un senso di sfiducia verso le cose ed il mondo dell’esperienza in generale che si traduce, sul piano storico-sociale, nel sistema capitalistico quale strumento di dominio sul reale. L’analisi cerca di dar ragione dell’evoluzione del concetto di idea, dal suo status di apriori materiale, distinto in via analitica in apriori soggettivo e apriori oggettivo, alla teoria dell’idea come principio teleoclinico di orientamento del reale, non più leggibile in termini di prospettiva (dalla parte dell’uomo e dalla parte di Dio) ma connaturale al realizzarsi immanente di Dio nell’opera di autotrascendimento dell’uomo. Segue l’analisi complementare e speculare dell’evoluzione del problema dell’uomo, letta attraverso le variazioni dei concetti di persona, di spirito e del loro rapporto. La svolta del concetto scheleriano di persona consiste nel radicale ripensamento del suo essere spirituale, che induce Scheler al tardo riconoscimento dell’impotenza del Geist e all’emergere della metafisica della compenetrazione di questo con l’impulso vitale, che postula l’abbandono della prospettiva teistica tradizionale e l’affermazione di un panenteismo dinamico di stampo emanatistico. Con ciò viene in primo piano il fatto della realtà come riserva energetica del momento spirituale stesso, letto tuttavia come autonomo in via genetica ed anzi opposto al momento impulsivo della vita. Ho inteso mostrare come questo giocare la riflessione metafisica su istanze tra di loro assai diverse importi un concetto aperto della stessa impostazione metafisica, tesa a contemperare spinte opposte ed apparentemente contraddittorie nel quadro della reciproca interazione. Ho quindi approfondito il concetto di persona ed il suo rapporto con gli stadi del mondo bio-psichico, dall’impulso affettivo all’intelligenza pratica, mettendo in luce come ciascuno stadio implichi un riposizionamento dello stadio precedente. La persona emerge proprio, nella sua caratteristica spirituale, dall’emanciparsi, attraverso un’opera di continuo autotrascendimento, dal suo ambiente organico: con ciò la domanda circa l’essenza peculiare dell’uomo conduce alla metafisica della persona, ovvero alla considerazione del perimetro della sua esperienza possibile, che include costitutivamente uno “spazio” metafisico non perché apra all’uomo una sponda ultraterrena, ma perché l’uomo, in virtù del carattere spirituale della Welthoffenheit, può travalicare il suo ambito organico e trovare la sua identità personale solo nell’esperienza emotiva dei valori. La persona sussiste solamente nel compimento di atti, ossia essa “è” solo nei successivi mutamenti degli atti che “fonda”. Essere persona è dunque divenir continuamente tale: la persona non è il portato di un’indagine introspettiva, ma la risultante dell’analisi di qualsiasi atto intenzionale. L’identità della persona è l’elemento di identificazione qualitativa del e nel movimento degli atti d’un individuo, è un accadere metatemporale che si autodetermina. Per comprendere quest’identità dinamica occorre richiamarsi al nucleo etico della persona, a quello che Scheler chiama ordo amoris e che è autentico principium individuationis. Ovvero non si può comprendere l’identità della persona se non ponendosi ad un livello di “ragion pratica”: la persona si comprende solo nella prassi del divenir se stessa all’interno di una dinamica identitaria che è anche esercizio di libertà. La libertà è dunque completamente situata sul piano spirituale, e tuttavia vi è un rapporto ambiguo tra elemento spirituale della persona ed esistenza concreta di essa: la persona, nel movimento di autodeterminazione in cui incessantemente diventa se stessa, non può fare a meno della propria condizione biologica e pulsionale proprio in quanto è in grado di trascenderla, ed è in grado di trascenderla proprio orientando spiritualmente, cieè secondo direttrici di valori, le pulsioni vitali. Ogni possibile rapporto tra l’uomo ed il mondo è dunque preceduto dalla percezione dei valori, da quel plesso di intuizione ed autodatità in cui emerge l’esperienza delle essenze. Il coglimento dell’essenza di una cosa, d’altro canto, presuppone l’esperienza emozionale del valore intrinseco alla cosa stessa, perciò l’esperienza essenziale è, in via primaria, un’esperienza emotiva. Scheler dunque intende il progetto della sua metafisica come il portato coerente della sua lettura della fenomenologia come “empirismo integrale”. La ricerca culmina con l’analisi della riflessione sociale di Scheler, di come essa si modifichi sulla scorta dell’evoluzione delle strutture di base della sua fenomenologia, che d’altro canto è pensata in se stessa come impostazione di pensiero utile a comprendere e superare, per lo meno in via teoretica, il tipo umano del borghese ed il quadro capitalistico, il cui emergere nell’orizzonte storico è alla base della deriva razionalistica che Scheler vede nella pensiero moderno. In conseguenza di ciò la mia ricerca si appunta sulla questione dell’inquadramento dei tipo bio-psichico del borghese, sul tema della tecnica, sulla critica al capitalismo e sulla sociologia del sapere, campi di ricerca che non possono essere pienamente intesi al di fuori della prospettiva della metafisica della persona. L’evoluzione metafisica del suo pensiero impone a Scheler di rivedere la prima filosofia della storia, sicché si passa da un’impostazione che nega la riduzione della genesi dei sistemi sociali a cause solamente materiali, ad una lettura che – pur mantenendo la prospettiva antimaterialista – rivede profondamente, sulla scia del depotenziamento dello spirito, il ruolo delle idee nella formazione dei fenomeni economici e sociali: c’è qui la riproposizione dello schema della compenetrazione vital-eidetica, talché le forze pulsionali, o fattori reali, che animano l’evoluzione sociale agiscono in totale coalizione con l’elemento orientativo dello spirito, la riserva dei fattori ideali, che le muove verso nuovi ordini di preferenza assiologici. E’ sempre l’orizzonte pratico del coglimento del valore il momento primario del rapporto tra l’uomo e il mondo, tanto nel suo momento personale quanto in quello dell’evoluzione storico-sociale, che insieme vanno a costituire, nell’ultimo Scheler, il plesso stesso di autorealizzazione del divino. Scheler dunque elabora un percorso teoretico che muovendo da spunti critici della Lebensphilosophie, che trae da Nietzsche, Bergson e Dilthey, approda ad esiti metafisici che rielaborano in modo originale suggestioni di Hartmann, Schopenhauer, dell’ultimo Schelling, di Baader e della tradizione mistica tedesca. Egli cioè costruisce una fenomenologia fondata sulla priorità del dato etico-assiologico come motore dei piani volitivo e gnoseologico, basata sulla critica alla centralità husserliana del concetto di rappresentazione e perciò non interessata primariamente all’orizzonte logico-gnoseologico, ma tesa in prima istanza a salvaguardare l’autonomia di una realtà coglibile, in tutte le sue sfumature, nella stessa prassi del divenir persona dell’uomo, che è dinamica di acquisizione di un’identità eticamente determinata. L’esito della metafisica scheleriana descrive, a mio parere, un percorso di sempre maggior radicamento nella sua filosofia del principio fenomenologico della correlazione tra atto e oggetto inteso in senso dinamico: si passa, seguendo una gradualità, dall’affermazione di un principio della correlazione fenomenologica nell’orizzonte intenzionale (nel primo Scheler) ad un principio di compenetrazione in chiave ontologica. Scheler insomma estende il livello dell’intenzionalità sino ad un piano metafisico, passando così da una fenomenologia dell’apriori materiale e del dato assiologico, ben poco interessata ad assumere le vesti formali e sostanziali di una scienza rigorosa, al progetto di una metafisica personalistica che giunge a pensare se stessa nei termini – invero piuttosto problematici – di una pratica liberatoria e perfino ascetica, con ciò si compie (e si complica) sostanzialmente il progetto di una fenomenologia fondata sul momento della prassi.
  • XX Ciclo

Date

  • 2008-05-09T07:42:32Z
  • 2008-05-09T07:42:32Z
  • 2008-04-18
  • 1976

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier