• Figure del vuoto.
  • figures of the void
  • Roveroni, Sebastiano

Subject

  • vuoto
  • architettura
  • urbanistica
  • arte
  • progetto
  • spazio
  • paesaggio
  • città
  • suolo
  • assenza
  • scavo
  • indeterminato
  • void
  • volume
  • demolizione
  • pistoletto
  • lo savio
  • heizer
  • le corbusier
  • costa
  • kahn
  • koolhaas
  • tschumi
  • radicale
  • PROGETT. ARCHITETT. E URBANA.
  • ICAR/14 COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

Description

  • 2006/2007
  • Nella riflessione che accompagna l’osservazione del territorio contemporaneo, contrapposizione, giustapposizione e frammentazione sono termini utilizzati per descrivere una condizione dove sempre più rilevante risulta il rapporto tra pieni e vuoti. Leggere la città contemporanea in negativo, come un giustapporsi di spazi aperti e spazi costruiti dove acquista rilievo anche ciò che rimane tra le emergenze, diventa lo stimolo progettuale per pensare ad una nuova immagine di città, che si confronti con le esigenze di vita della società. Liberato dalla sua accezione eminentemente negativa e visto nelle sue possibili e progettualmente fertili declinazioni, il tema del vuoto acquista un nuovo ruolo nella definizione di spazialità inedite: esso può divenire l’approccio al progetto per, sulla e della città contemporanea. Se, da un lato, le violente trasformazioni a cui abbiamo assistito in città come Berlino e, più di recente, New York, hanno messo in primo piano la necessità e la difficoltà di confrontarsi con il tema del vuoto, (drammaticamente evidente in queste lacerazioni del tessuto urbano), dall’altra il tema del vuoto ha da sempre attraversato lo studio della città. Nel suo essere vuoto, il parco ha rappresentato uno degli elementi basilari per la formulazione di ipotesi per la città moderna, in cui si rifletteva l’idea stessa di città. Alla ricerca di nuovi orizzonti di senso, il tema del vuoto riporta l’attenzione a forme culturali contrapposte: quella orientale ci educa al senso positivo di una dimensione complementare a quella materica e tangibile, e per questo carica di valore nel suo dare compiutezza a ciò che è in essere. Nella cultura occidentale, invece, è l’arte ad aver ampliamente indagato il vuoto: artisti come Klein, Fontana e Manzoni, ad esempio, con le loro sperimentazioni delineano i termini della questione offrendo punti di riferimento per poter giungere a intravedere il vuoto attraverso tre concetti fondanti: l’immateriale, l’invisibile e l’infinito. Analoghe declinazioni possono essere riconosciute anche nella ricerca architettonica: se Colin Rowe, nel suo “Collage City” offre una lettura che propone implicitamente una descrizione del vuoto come negativo (senso già presente nella pianta di Roma del Nolli), dall’altra i progetti visionari di Boullée riportano l’attenzione alla percezione dell’utente e all’essere del “vuoto” nel senso che viene da questi ad esso attribuito. Ma il vuoto può diventare anche componente essenziale di progetto, materiale che si presta a infinite possibilità di sviluppi variabili: una forma d’interpretazione, quest’ultima, che maggiormente può adattarsi al sentire della contemporaneità. 01. assenza di oggetti vs assenza di senso Il vuoto è un concetto che può definirsi come negazione, come assenza del pieno, ma anche come valore nel rapporto con un oggetto isolato. La lettura in negativo fa emergere nuove visioni e rende spesso evidenti valori più importanti di quelli delle strutture delimitano lo spazio. Il territorio contemporaneo in questo senso viene riletto come un giustapporsi di oggetti isolati e radi e di sequenze di vuoti. La lettura in negativo da un lato, ponendo attenzione ai vuoti urbani, si propone di riconfigurare la natura spaziale dell’interno del contesto in cui sono inseriti, dall'altro propone nuovi modi di intervento nel riconsiderare il valore potenziale degli spazi aperti che si giustappongono all'interno della città diffusa (ad esempio, la strategia elaborata da OMA basata sulla creazione di zone d’assenza, spazi aperti disponibili all’inatteso). I progetti delle capitali moderne si sono tutti confrontati con il vuoto inteso come valore di rappresentanza del “potere”, come elemento di valore paesaggistico, ma anche come luogo potenziale di sviluppo. Ma l'architettura si rapporta comunque con la tridimensionalità, in questo senso diviene necessario leggere l'opera rispetto al rapporto tra il suo volume interno e l’esterno. Lo spazio aperto e il volume interno sono elementi fondamentali del progetto, l'architettura viene concepita al contempo come massa e spazio, pieno e vuoto. I vuoti spesso si contrappongono alla plasticità dei volumi ricreando degli spazi instabili o grandiosi, ma sono, allo stesso tempo, generatori dello spazio che, assumendo caratteri di monumentalità, trasmette sensazioni contemporaneamente inquietanti e di grandiosità. Lo spazio vuoto può però essere inteso anche in rapporto alla memoria, nel suo simboleggiare una "mancanza", assumendo i caratteri di uno spazio di raccoglimento (una sorta di vuoto “riflessivo”) oppure, al contrario, di un luogo dove è il rapporto con chi lo utilizza che diventa parte integrante dell'opera, reciproco riferimento visivo che acuisce il senso di drammaticità espresso dall’assenza del suo essere “vuoto”. 02. volume emerso vs scavo Nelle sue possibili declinazioni, il vuoto può essere anche letto come esito di un’operazione di sottrazione volumetrica, di scavo. In questo senso il suo valore è duplice: come vuoto ma, allo stesso tempo, come volume, nel suo essere parte integrante di ciò che lo definisce e lo contiene. La ricerca architettonica ha guardato, e tutt’oggi allude a questa declinazione del vuoto come materiale della composizione, metrica di controllo dello spazio e delle singole spazialità che determina. L’architettura diventa in questo modo contorno del vuoto, configurandosi concretamente nei termini di “sistema di spazi” che si susseguono diventando il vero progetto; essa trae valore dal vuoto che le è complementare. Pensare al vuoto come a un qualcosa di determinato (e non residuo), come esito di un processo di sottrazione porta a riflettere sul valore della stessa sottrazione come possibilità per intervenire nella città contemporanea. Gli interventi in negativo nella città possono fornire stimoli per la proposizione di nuove logiche urbane: il vuoto diventa lo strumento per riconquistare lo spazio territoriale che oggi domina la città. Entro tale visione del vuoto, la demolizione (da sempre fondamentale mezzo di intervento nella città assieme alla conservazione) acquista una nuova valenza, soprattutto se vista in rapporto alla condizione urbana contemporanea, dove ai ben noti fenomeni di espansione metropolitana si affiancano contrapposti processi di contrazione demografica. La demolizione può essere vista come tramite per la costruzione di un nuovo ordine, laddove essa non mette in discussione il valore di ciò che elimina, ma né conferma il senso, alle volte rafforzandolo o rendendolo maggiormente esplicito. La demolizione può diventare così strumento fondamentale per l’attuazione di un nuovo disegno urbano, mettendo in gioco strategie di carattere generale, che interessino la struttura urbana nel suo complesso. 03. indeterminazione formale vs processi probabilistici Ulteriore declinazione del vuoto è quella che lo vede come spazio “delle possibilità”. Il vuoto deve in questo caso offrire opportunità per il verificarsi di situazioni ed eventi diversi. Il tema diventa la definizione (progettazione) del vuoto, dello spazio vuoto che possa configurarsi come supporto al manifestarsi di azioni e attività che non sempre possono essere previste e/o prevedibili. Una ricerca, questa, che ha caratterizzato diverse correnti architettoniche e le conseguenti proposte per idee di città, nate anche dalla critica ad una concezione dello spazio urbano formulata esclusivamente in termini funzionali, e poco incline dunque ad accogliere i rapidi cambiamenti di una società sempre più mobile e mutevole. Il vuoto diventa così l’origine dell’architettura, il supporto che rende possibile l’azione che le attribuisce significato. L’eredità di queste ricerche – sviluppatesi sin dagli anni cinquanta – è oggi accolta dagli architetti che ripensano all’intervento nella città contemporanea non più partendo dall’architettura, bensì dalle condizioni (uso, evento, attribuzione di valore) attraverso cui essa viene posta in grado di concretizzarsi ed esplicitarsi. L’indeterminazione, l’impossibilità di prevedere tutte le funzioni e i ruoli possibili che lo spazio sarà chiamato ad assolvere, induce ad assumere un atteggiamento di progetto che punta l’attenzione sul programma, sulla valutazione di tutte le possibili combinazioni di usi/funzioni che lo spazio sarà chiamato ad assolvere. Il vuoto diventa lo strumento che consente e assicura tale indeterminazione, offrendo l’opportunità di riappropriarsi di uno spazio, con la massima possibilità di produrre l’inaspettato. Il supporto diviene l’elemento che meglio si presta a tradurre questa idea di indeterminatezza, offrendo all’oggi l’ipotesi di un’urbanistica “debole” dove il ruolo del progetto è quello di gestire la complessità dell’ambiente urbano attraverso una diffusa interazione di attori.
  • XIX Ciclo
  • 1976

Date

  • 2008-05-08T11:39:16Z
  • 2008-05-08T11:39:16Z
  • 2008-04-18

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier