• John Hejduk dalla forma alla figura all'archetipo.
  • Semerani, Francesco

Subject

  • Hejduk John
  • Composizione
  • PROGETT. ARCHITETT. E URBANA.
  • ICAR/14 COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

Description

  • 2006/2007
  • Questo studio si interroga sul significato che il progetto di architettura assume nell’orizzonte contemporaneo attraverso il pensiero espresso da John Hejduk nei suoi progetti: un architetto per il quale le riflessioni sono direttamente espresse attraverso il progetto che assume dentro di sé tanto la dimensione teorica che quella rappresentativa. Le tracce teoriche di Hejduk sono fondamentali perché definiscono il percorso di un pensiero che passa dall’astratto al figurativo, dalla forma all’archetipo. Rintracciare tale percorso significa indagare il rapporto tra dimensione assoluta e universale dell’architettura e dimensione soggettiva. Si tratta di capire cosa significa, nel modo contemporaneo, definirsi “architetto”, “urbanista” o “docente”. Si evidenzia come nel momento in cui la crisi dei paradigmi del Movimento Moderno si fa più evidente sia in Europa che in America, John Hejduk, come altri architetti americani, senta la necessità di fare i conti con l’eredità di Le Corbusier, di Mies e di Gropius, avvertendo la necessità di rivisitare il lessico e le tecniche compositive delle avanguardie europee che si erano trasferite in America, rifiutando il successo dell’International Style e cercando una distanza dal mercato. La riflessione teorica diventa così centrale e trova nella scuola il luogo ideale dove essere formulata; mentre la costruzione passa in secondo piano, il disegno diventa il vero luogo della sperimentazione. Nei progetti per Venezia (1974-1979), secondo la nostra ipotesi, c'è il momento chiave di quel processo che porta Hejduk dalle indagini sulla forma alla ricerca e definizione di nuovi archetipi. Il tema così circoscritto in un determinato periodo potrà successivamente essere allargato con una lettura dei rapporti tra il pensiero europeo e quello americano, attraverso le relazioni con figure come Peter Eisenman, Aldo Rossi, Manfredo Tafuri. Tali relazioni si verificano in un preciso arco di tempo, al centro del quale si pone l'incontro con Venezia. La nostra tesi è che in John Hejduk via via aumenti d'importanza l'idea archetipica dell'architettura. Per Hejduk l’archetipo non è la grotta o la capanna di Semper e di Laugier, ma vale piuttosto l’accezione Junghiana di “senza contenuto”. Dice Jung: “Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L'archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni.” Così, attraverso il ricorso alla memoria e al significato, Hejduk cerca gli archetipi che, utilizzando i meccanismi del pensiero, possono dare nuova forma alle figure fondamentali. In questo processo l’architettura si avvicina sempre di più all’arte e acquista una dimensione poetica. Ma se, come dice Tafuri, “l’eccesso è sempre portatore di conoscenze”, è prioritario capire i passaggi e i modi in cui Hejduk cerca di liberare i meccanismi del pensiero, generando quella liberazione nell’immaginario architettonico che è il suo lascito più evidente.
  • XIX Ciclo
  • 1970

Date

  • 2008-05-08T11:36:19Z
  • 2008-05-08T11:36:19Z
  • 2008-04-18

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier