• I KOINA' di Rodi
  • Benincampi, Luisa

Subject

  • koinà, Rodi, fenomeno associativo
  • SCIENZE DELL'ANTICHITA'
  • L-ANT/02 STORIA GRECA

Description

  • 2007/2008
  • L’isola di Rodi, dal sinecismo (408/7 a. C.) in poi, attraversa fasi politiche alterne e turbolente, rappresentate dall’avvicendarsi al potere ora del partito democratico ora di quello oligarchico, fino allo stabilizzarsi, in età ellenistica, di un governo democratico nelle istituzioni, ma oligarchico nella configurazione dei rapporti di potere: un’apparente contraddizione riconoscibile nella gestione della cosa pubblica da parte dalle famiglie aristocratiche più ricche e potenti dell’isola, che, quasi “ereditariamente”, ricoprono le cariche pubbliche di maggior prestigio (i sacerdozi eponimi di Halios, Athana Ialysia, Athana Lindia; il demiurgato a Kameiros; la navarchia, la pritania, etc.). Altro aspetto, probante della coesistenza delle due tendenze politiche, è il trattamento del territorio: in esso, accanto alla suddivisione in demi tipicamente democratica, si conservano le antiche partizioni territoriali, come le ktoinai, e i raggruppamenti di evidente natura aristocratica, quali synnomai e diagoniai, la cui funzione era quella di mantenere saldi i legami fra gene un tempo uniti anche nel territorio e ora distribuiti nei vari demi del’isola (tale esigenza si riscontra anche nel ricorso frequentissimo all’adozione, talvolta usata per trasferire membri della stessa famiglia da un demo all’altro, probabilmente al duplice scopo di aggirare le regole di rotazione per l’elezione alle cariche pubbliche e di mantenere, ereditando, la proprietà dei beni di famiglia). L’equilibrio, esistente tra conservatorismo e apertura politica, si riscontra soprattutto nella conformazione della compagine sociale di Rodi: oltre ai cittadini con pieni diritti troviamo moltissimi stranieri residenti (e di passaggio), considerati secondo classificazioni differenti e spesso tanto sfumate da rendere complicatissima l’individuazione delle differenze sostanziali. Tra gli status sociali degli stranieri, oltre alla metoikia, ricordiamo l’epidamia (associata talvolta alla concessione straordinaria del diritto di enktesis ges kai oikias), in virtù della quale i beneficiari, residenti a tutti gli effetti, garantivano la naturalizzazione in Rhodioi ai propri discendenti (da non confondere con i Rhodioi, cittadini con pieni diritti, che, per il loro mestiere di artisti, preferivano identificarsi con l’etnico anziché con il demotico per ottenere fama e visibilità anche oltre i confini dell’isola). L’elaborazione della complessa (e molto mobile) stratificazione sociale riservata agli stranieri, entro cui essi, se meritevoli, guadagnavano diritti sempre maggiori, si rivela una strategia vincente al fine di alimentare la potenza economica e politica di Rodi, attirando commercianti e manodopera straniera, il cui contributo incrementava, tramite il mercenariato, la forza dell’esercito di terra (stanziato nei territori della Perea) e la marina, impegnata nella difesa delle acque del Mediterraneo contro i pirati. Inoltre una politica di apertura allo straniero favoriva il consolidamento delle relazioni internazionali e, dunque, la centralità dell’isola in tema di traffici e scambi commerciali (Rodi fino al 167 a. C. restò il portofranco più importante del Mediterraneo, il punto di snodo centrale dei commerci tra Occidente e Oriente). In questo contesto di floridezza economica e benessere sociale, all’interno del quale gli stranieri capaci potevano conquistare posizioni di prestigio, si sviluppa in proporzioni eccezionali – uniche per il mondo antico – il fenomeno associativo, attestato dalle fonti epigrafiche a partire dalla fine del IV sec. a. C. Il fenomeno in sé è conosciuto e diffuso in tutto il Mediterraneo antico, in particolare nelle poleis (come Atene, Delo, Alessandria) la cui funzione di porto commerciale attirava folti gruppi di stranieri, ma esso assume a Rodi dimensioni senza confronti: nell’isola e nei territori della sua Perea è documentata la presenza, allo stato attuale dei rinvenimenti, di circa duecento koinà. La maggior parte di essi è rappresentata da associazioni di tipo “eranos”, ovvero gruppi organizzati e di carattere stabile, i cui affiliati, accanto ai cittadini, erano principalmente stranieri (epidamoi, meteci, schiavi) provenienti dai più importanti empori del Mediterraneo e dell’Egeo. Gli eranoi, i cui nomi derivano sostanzialmente da teonimi (in molti casi sono attestati nomi multipli) e da fondatori, presidenti o riformatori, avevano una struttura interna molto articolata, basata sul modello della polis: le cariche interne di presidente, tesoriere, vari archontes, epistati e di segretario venivano annualmente rinnovate dall’Assemblea di tutti i membri dell’associazione che approvava anche l’accettazione stessa di nuovi affiliati, previa constatazione delle qualità morali del candidato e giuramento sullo statuto del koinon. Una volta accolto, il nuovo iscritto doveva versare una quota fissa in denaro secondo le scadenze stabilite e, occasionalmente, era chiamato a partecipare volontariamente a sottoscrizioni, promosse dall’associazione, per coprire le necessità o le emergenze economiche del proprio eranos di appartenenza (i motivi potevano essere i più vari: dal bisogno di liquidità per l’acquisto o la ristrutturazione di sedi e spazi comunitari all’allestimento di adeguate onoranze funebri per soci di spicco; la sottoscrizione volontaria era un sistema, praticato anche dalla polis, per fronteggiare spese improvvise di qualsiasi tipo); naturalmente il denaro donato, secondo le possibilità di ciascuno, non era reso, bensì dato a titolo di doreà. Spesso la composizione dell’associazione era mista, ovvero vi partecipavano sia stranieri residenti che cittadini; il koinon, secondo la legge della polis, diversamente dagli stranieri in quanto singoli, aveva il diritto di acquistare beni immobili come case (ad uso di sede), terreni ove intraprendere attività agricole o edifici ad uso commerciale, purché i guadagni ricavati costituissero capitale sociale e non individuale; ancora, molte associazioni, specialmente quelle con un gran numero di affiliati, possedevano spazi circoscritti nelle necropoli dove seppellire i propri soci e dove celebrare vere e proprie festività di carattere funerario. La maggior parte delle iscrizioni in nostro possesso rivelano che una delle attività fondamentali dei koinà era quella onoraria, ovvero la possibilità di decretare onori ufficiali a cittadini importanti o membri del gruppo per le occasioni più varie; tale partecipazione consisteva nell’acquisto di corone e nella collocazione di stele onorarie a spese dell’associazione. Tale consuetudine, quando destinata a politici di spicco (non necessariamente affiliati dell’associazione), rivela uno stretto legame esistente tra le associazioni private e la polis, entrambe le quali traevano reciprocamente grandi vantaggi sia di natura economica che in termini di visibilità sociale. Gli eranoi, a differenza degli altri tipi di associazione (come quelle dei veterani, dei giovani legati al ginnasio, dei gene, dei magistrati o dei sacerdoti) disponevano di capitali ingenti, provenienti sia da quote associative e donazioni che dagli introiti delle attività esercitate in comunità; essi rappresentavano dunque una garanzia di ricchezza e protezione sia per gli affiliati (spesso appunto stranieri che, diversamente, non avrebbero potuto investire in beni immobili né conquistare ruoli importanti i società) che per la polis, la quale beneficiava della loro prosperità non soltanto in termini finanziari - se si pensa, ad esempio, ai contributi privati delle associazioni per la costruzione di edifici pubblici o per l’allestimento di festività che chiamavano commercianti da tutto il Mediterraneo – ma anche in vista di rapporti politici con altre città, che avrebbero accordato la loro preferenza a Rodi sotto l’aspetto commerciale, garantendole un continuo afflusso di ricchezza e il sostegno per il mantenimento di una politica di neutralità. Concludendo, il fenomeno associativo rodio, oltre alle conseguenze più evidenti legate ai risvolti economici, deve la sua ampia diffusione a molti altri fattori, primi fra tutti al rapporto di stretta reciprocità e collaborazione con la polis e alla sua versatilità nel rendersi parte integrante e necessaria della società rodia; i koinà non erano comunità indipendenti o estranee alla compagine sociale i cui interessi rimanevano “privati” e limitati ai soli soci, bensì il collante tra cittadini e stranieri che creava una forte osmosi da cui tutti, polis compresa, traevano vantaggi di ogni tipo.
  • XX Ciclo
  • 1979

Date

  • 2009-05-04T10:45:24Z
  • 2009-05-04T10:45:24Z
  • 2009-04-21

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf
  • application/pdf

Identifier