• Crioconservazione degli ovociti umani: congelamento lento e vitrificazione
  • Furlan, Valentina

Subject

  • congelamento ovociti
  • procreazione assistita
  • MEDICINA MATERNO-INFANTILE,PEDIATRIA D.SVILUPPO E DELL'EDUCAZIONE,PERINATOLOGIA
  • MED/40 GINECOLOGIA E OSTETRICIA

Description

  • 2008/2009
  • Crioconservazione di ovociti umani: congelamento lento e vitrificazione. Dopo l’entrata in vigore della legge 40/2004 sulla fecondazione in vitro che vieta la crioconservazione degli embrioni sovranumerari, il congelamento degli ovociti rimane, per le pazienti che si sottopongono a stimolazione follicolare, l’unica alternativa per sfruttare al meglio tutta la stimolazione ormonale. Tale metodica consente di usufruire degli ovociti sovranumerari e crioconservati per un ciclo successivo, senza dover ricorrere ad un’altra stimolazione farmacologica. Due sono le tecniche di crioconservazione attualmente in studio, il congelamento lento e la vitrificazione ma, nonostante siano stati riportati risultati incoraggianti da alcuni centri, nessuna delle due tecniche è stata effettivamente standardizzata o ne è stata comparata l’efficacia. Scopo dello studio è quello di verificare nel nostro centro di fecondazione assistita, la tecnica più vantaggiosa. In una prima fase abbiamo valutato le percentuali di sopravvivenza degli ovociti allo scongelamento e rapportato i dati alle caratteristiche morfologiche. Con il congelamento lento abbiamo avuto una percentuale di sopravvivenza degli ovociti del 63%, e valutando le caratteristiche morfologiche del globulo polare abbiamo trovato che gli ovociti congelati con globulo polare integro o rugoso o frammentato hanno presentato la stessa percentuale di sopravvivenza allo scongelamento ma non tutti hanno ripresentato il globulo polare: l’81% nel caso di globulo polare integro, 46% nel caso di globulo polare rugoso e 11% nel caso di ovociti congelati con globulo frammentato. Il fatto che gli ovociti non mostrino il globulo polare durante la tecnica di inseminazione ICSI è di difficoltà nell’evidenziare la localizzazione del fuso meiotico con il rischio di danneggiarlo. Un’analisi analoga l’abbiamo fatta per la morfologia del citoplasma suddividendo gli ovociti in normali, con vacuoli o addensamento della granulosità. Abbiamo trovato che gli ovociti congelati con citoplasma normale hanno una sopravvivenza dell’ 84% mentre quelli con citoplasma vacuolato o con zone di addensamento dell’25% in entrambi i casi. Un lavoro identico lo abbiamo fatto applicando la tecnica della vitrificazione su 109 ovociti e i risultati sono stati un po’ diversi in quanto abbiamo avuto una percentuale di sopravvivenza più alta (80%) con una differenza anche in relazione alle caratteristiche morfologiche dell’ovocita in particolare per quanto riguarda il globulo polare, infatti tutti e tre le classi di ovociti ( g.p.integro, g.p.rugoso, g.p.frammentao) hanno mantenuto il globulo polare allo scongelamento in percentuale maggiore rispettivamente agli ovociti congelati con il primo metodo: il 93% con g.p. integro, il 74% con g.p. rugoso e il 23% con un globulo polare frammentato. Per quanto riguarda invece le caratteristiche del citoplasma gli ovociti congelati con la tecnica di vitrificazione hanno mantenuto le stesse percentuali di sopravvivenza degli ovociti congelati con la tecnica del congelamento lento: 86% nel caso di nessuna alterazione del citoplasma e 22% e 30 % rispettivamente nel caso di citoplasma vacuolato e presenza di granulosità. Da questi risultati abbiamo quindi deciso di proporre alle pazienti il congelamento lento degli ovociti quando hanno almeno 6 ovociti sovra numerari con caratteristiche di globulo polare integro e di citoplasma senza alterazioni, per la vitrificazione invece quando hanno almeno 4/5 ovociti sovra numerari con globulo polare integro o rugoso e citoplasma normale. Da gennaio 2008 a dicembre 2009 abbiamo iniziato ad applicare la tecnica del congelamento lento alle pazienti che afferiscono al centro. La nostra decisione di iniziare con questa metodica si è basata sul fatto che è molto più standardizzata e al momento attuale in letteratura ci sono molti più dati sulla sua efficacia. Abbiamo eseguito in totale 59 cicli di crioconservazione, congelando 472 ovociti. Nell’arco del periodo studiato siamo riusciti ad eseguire la tecnica dello scongelamento in 39 pazienti scongelando in totale 246 ovociti dei quali 152 sono sopravvissuti dando una percentuale del 62%; potendo inseminare un massimo di 3 ovociti per paziente abbiamo eseguito la tecnica ICSI su 114 dei 152 ovociti sopravvissuti ottenendo una fertilizzazione dell’81,5% (93 dei 114 inseminati) e uno sviluppo di embrioni di buona qualità del 61% (57 su 93). In riferimento ai dati clinici, gli embrioni sono stati trasferiti in 38 pazienti (una paziente non ha avuto nessun ovocita da trasferire) delle quali 8 sono rimaste gravide (21%). Dopo i successivi controlli ormonali 1 paziente è risultata avere una gravidanza biochimica, 2 un aborto e 5 invece si sono sviluppate in gravidanze evolutive (13%) delle quali due hanno già partorito e tre sono in corso. La percentuale di impianto è stata del 9%. L’istituto superiore di sanità ha riportato i dati riassuntivi di tutti i centri di fecondazione assistita in Italia per l’anno 2007, sul congelamento lento degli ovociti: 12% di gravidanze cliniche con un 31% di aborto. Valutato l’efficacia clinica abbiamo voluto vedere se c’era qualche differenza di risultati in relazione all’età della donna e al fattore maschile. Per il primo confronto abbiamo preso in considerazione tre fasce d’età, fino a 34 anni, da 35 a 37, e da 38 in su. Dai risultati abbiamo notato una notevole differenza tra le pazienti al di sotto dei 35 anni (31% di gravidanza), tra i 35 e 37 anni (12% di gravidanza) e le pazienti al di sopra dei 38 anni (0%). Per il secondo confronto invece, abbiamo ottenuto una differenza in termini di gravidanze cliniche tra i gruppi di pazienti con campione seminale teratospermico (alterazioni morfologiche) (8%) e azoospermico (assenza di spermatozoi nell’eiaculato) (0%) rispetto ai casi con campione seminale normospermico (30%) o con oligozoospermia (alterazione della concentrazione) (21%). Da gennaio a dicembre 2009 abbiamo anche iniziato ad applicare la tecnica della vitrificazione su un totale di 25 pazienti congelando in tutto 179 ovociti. Solo negli ultimi mesi siamo riusciti a scongelare gli ovociti di 10 pazienti per un totale di 54 ovociti dei quali 43 sono sopravvissuti dando una percentuale dell’ 79,6%. Sono stati inseminati 34 ovociti ottenendo una percentuale di fertilizzazione dell’83% (28 zigoti) e uno sviluppo di embrioni di buona qualità del 60% (17 embrioni su 28). Tutti gli embrioni sono stati trasferiti nelle 10 pazienti ottenendo 2 gravidanze ancora in corso, di cui una gemellare, per una percentuale del 20% (tabella n°10) e di impianto del 17%. I dati fino ad ora ottenuti con la tecnica della vitrificazione sono pochi per poter trarre delle conclusioni in riferimento all’età della paziente e alle caratteristiche del campione seminale.
  • XXII Ciclo

Date

  • 2010-04-21T07:53:37Z
  • 2010-04-21T07:53:37Z
  • 2010-03-22
  • 1969

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier