• Tra estraneità e riconoscimento. Il sé e l' altro in Paul Ricoeur
  • Castiglioni, Chiara

Subject

  • PAUL RICOEUR
  • RICONOSCIMENTO / ANERKENNUNG / RECONNAISSANCE
  • IDENTITA'
  • SOGGETTO
  • INTERSOGGETTIVITA'
  • ALTERITA'
  • ESTRANEITA'
  • DISTANZA
  • PROSSIMITA'
  • FENOMENOLOGIA ERMENEUTICA
  • ETICA DELL'OSPITALITA'
  • DONO
  • DIALETTICA SE'- ALTRO
  • AXEL HONNETH
  • G. W. F. HEGEL
  • FILOSOFIA
  • M-FIL/01 FILOSOFIA TEORETICA

Description

  • 2008/2009
  • Il soggetto e la sua costitutiva e imprescindibile relazione - di appartenenza e di estraneità, di prossimità e di distanza - con l’alterità, nelle molteplici forme in cui essa si manifesta, sono al centro del presente lavoro di ricerca. L’«ermeneutica del sé» di Paul Ricoeur rappresenta un’articolazione di attuale vitalità di questo tema proprio in quanto rende conto della sua estrema complessità, senza eluderla in soluzioni rassicuranti, ma mantenendo le tensioni vive e produttive di sempre nuove interrogazioni e significazioni nel passaggio da un’opera a un’altra, nell’ambito della vasta produzione dell’autore. Il titolo dell’opera «Sé come un altro» (1990) condensa in modo emblematico il senso più profondo della concezione ricoeuriana di soggettività: la valenza non comparativa, ma esplicativa del «come» (se stesso «in quanto» altro) costituisce la base di un modo di pensare l’identità e il soggetto non più in termini di evidente autoposizione soggettiva di stampo cartesiano e moderno, ma secondo una prospettiva fenomenologico-ermeneutica, per la quale l’altro risulta implicato a un livello originario e profondo nel processo di costituzione del sé. La prospettiva risulta così spostata alla radice: l’appartenenza originaria del soggetto a se stesso, data quasi per scontata, si ribalta nell’estraneità di un io costitutivamente e originariamente decentrato da sé, la cui identità si trasforma nel «compito» lungo e faticoso del divenir cosciente, attraverso il riconoscimento in sé delle molteplici tracce dell’altro. Si tratta di un iter ermeneutico di riappropriazione di sé («l’ermeneutica del sé» appunto) nel mondo dei segni dell’altro nei suoi vari «volti» («figure dell’alterità»), interni ed esterni al soggetto: il linguaggio, le istituzioni e la morale di un determinato contesto storico-sociale, il tu delle relazioni interpersonali (l’intersoggettività), il passato, la coscienza, il corpo, l’inconscio, il mondo delle opere umane in generale considerate come un testo, il male. La ricerca mette in evidenza la centralità del tema del «riconoscimento» nella filosofia del soggetto di Paul Ricoeur, ripercorrendone le ricorrenze e individuandone le tracce (nel caso di riferimenti meno espliciti, latenti, ma rilevanti e anticipatori degli sviluppi successivi) all’interno della sua ampia e complessa opera, dai primi anni fino agli ultimi. Con questo studio si accoglie l’esortazione che Domenico Jervolino rivolge ai giovani studiosi di Ricoeur, con cui li incoraggia ad applicarsi nell’individuare le anticipazioni e le ricorrenze del «lessico del reconnaître e della reconnaissance» nelle opere di Ricoeur precedenti rispetto a «Percorsi del riconoscimento» (2005). Dal punto di vista metodologico, nella tesi si applica alle stesse opere di Ricoeur il metodo di indagine proposto dall’autore medesimo in «Percorsi del riconoscimento» volto a “rintracciare” il tema del riconoscimento, anche nelle sue forme latenti, nelle opere dei filosofi del passato, antichi e moderni. Attraverso l’esplorazione della vasta produzione dell’autore, la tesi mette in luce come sia possibile individuare all’interno di varie opere che precedono «Percorsi del riconoscimento» alcune emergenze significative e continuative del tema del riconoscimento (per la maggior parte ancora non prese in esame dalla letteratura critica), più latenti nelle prime, quali ad esempio alcuni saggi giovanili di Ricoeur degli anni ’50 raccolti in «À l’école de la phénoménologie», la «Filosofia della volontà» (in particolare: «Il volontario e l’involontario», 1950 e «Finitudine e colpa. 1 L’uomo fallibile», 1960), «Dell’interpretazione, saggio su Freud» (1965), e «Il Conflitto delle interpretazioni» (1969), più esplicite nelle più recenti, quali «Tempo e racconto» (I, II, III, 1983, ’84, ’85), «Sé come un altro» (1990), i vari testi riguardanti la giustizia, «Il Giusto» (1995), «Il Giusto 2» (2001), «Il giusto, la giustizia e i suoi fallimenti» (2004), «Amore e giustizia» (1990), «Il diritto di punire» (2002), «Ricordare, dimenticare, perdonare» (1998) e «La memoria, la storia, l’oblio» (2000); fino ad arrivare a «Percorsi del riconoscimento», opera in cui il riconoscimento diventa il tema centrale per eccellenza. Dalla ricerca emerge come il tema del riconoscimento rappresenti una sorta di filo conduttore costante nel percorso filosofico di Ricoeur (e non solo nell’ultima opera «Percorsi del riconoscimento») e un’efficace prospettiva da cui ricostruire una lettura integrale della sua concezione del soggetto (e dell’intersoggettività), che ne metta in evidenza l’evoluzione e ne saggi l’unità nel corso del tempo. Il lavoro, inoltre, mette in luce il ruolo rilevante che l’eredità hegeliana ha in questo senso (per il concetto di riconoscimento e di dialettica) nella concezione ricoeuriana di soggettività e intersoggettività; nel corso dello studio si mostra, in particolare, come l’approfondimento del concetto di riconoscimento in «Percorsi del riconoscimento» contribuisca ad arricchire anche la concezione del soggetto elaborata in «Sé come un altro» (l’«ermeneutica del sé») e nelle precedenti opere. Qui infatti la complessità del concetto risulta ampliata grazie anche all’estensione del riferimento al concetto hegeliano di riconoscimento dalla «Fenomenologia dello Spirito» agli scritti giovanili jenesi, interpretati e riattualizzati da Ricoeur attraverso il dialogo con il pensiero di Axel Honneth (con particolare riferimento all’opera «Lotta per il riconoscimento. Proposte per un’etica del conflitto», 1992). A questo proposito la tesi problematizza la legittimità dell’operazione di riattualizzazione di Hegel all’interno di un quadro filosofico (come quello ermeneutico di Ricoeur) che ha rinunciato al più ampio sistema speculativo del filosofo tedesco, facendo riferimento al testo (rilevante in merito) di Ludwig Siep, «Il riconoscimento come principio della filosofia pratica. Ricerche sulla filosofia dello spirito jenese di Hegel» (1979). La tesi che si sostiene nel presente lavoro di ricerca è che sia possibile una lettura (come quella ricoeuriana) riattualizzante Hegel, ma a condizione che si preservi una distanza visibile, una differenza di significato del termine riconoscimento nei due orizzonti teorici considerati (quello ermeneutico di Ricoeur e quello hegeliano del sapere assoluto), operazione che consente di conservare la ricchezza e le potenzialità del concetto, senza incorrere in una sua banalizzazione o in un suo appiattimento teoretico. Il titolo della presente tesi, «Tra estraneità e riconoscimento. Il sé e l’altro in Paul Ricoeur», oltre a rappresentare il moto oscillatorio perenne costitutivo dell’identità soggettiva, intende porre l’enfasi sulla dimensione del «tra» (il sé e l’alterità), inteso come spazio di articolazione e condizione stessa del processo del riconoscimento. Il «tra» è anche lo spazio della «dissimmetria originaria», attraverso la quale si manifesta l’estraneità (interna ed esterna al soggetto) e la «distanza» incolmabile e costitutiva del rapporto del sé con l’altro. Nella tesi si propone un’interpetazione del percorso filosofico di Ricoeur che mette al centro l’idea di «giusta distanza» (nella dialettica sé-altro; proprio-estraneo), concetto ricorrente e ripreso con sfumature diverse dal filosofo all’interno delle sue molteplici opere (nell’idea di «giusta memoria», di «giusto amore di sé e degli altri», di «giusto» come equo prodotto della «phronesis» che media la distanza tra l’universale della norma e il particolare del caso singolo). Secondo questa lettura, l’idea di «giusta distanza» racchiude il nucleo essenziale del concetto ricoeuriano di mutuo riconoscimento, di cui sono paradigmatici il fenomeno del dono e della traduzione. Il mutuo riconoscimento non annulla l’alterità, ma la preserva nella giusta distanza (da calibrare «in situazione», analogamente al concetto aristotelico di «phronesis»), appunto, della relazione «gratuita» tra il sé e l’altro (che non è mai fusionalità) propria della logica del dono e nel rispetto della differenza propria dell’«etica dell’ospitalità». È proprio a partire dal fenomeno del dono e della traduzione che Ricoeur elabora un modello di etica della «prossimità universale» di ispirazione kantiana fondata sul mutuo riconoscimento, che è al centro dell’ultimo capitolo della tesi. A tal proposito la ricerca mette in evidenza la potenzialità etica della filosofia teoretica di Ricoeur e l’attualità del tema del riconoscimento per la filosofia pratica e politica contemporanea.
  • XXII Ciclo

Date

  • 2010-04-16T07:15:06Z
  • 2010-04-16T07:15:06Z
  • 2010-04-12
  • 1970

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier