• Valutazione di parametri nemaspermici nell'infertilità di coppia mediante citometria a flusso
  • Luppi, Stefania

Subject

  • infertilità
  • fagocitosi di spermatozoi
  • leucocitospermia
  • citofluorimetria
  • MED.MAT.INFANT.PED.SVIL.EDUCAZ.PERINAT
  • MED/40 GINECOLOGIA E OSTETRICIA

Description

  • 2009/2010
  • L’infertilità, a differenza di altre condizioni patologiche in cui è noto l’agente eziologico, è espressione di fattori maschili e/o femminili diversi, spesso asintomatici da un punto di vista clinico. Si ritiene che nei paesi occidentali il tasso di infertilità tra le coppie in età potenzialmente fertile sia del 15-20%. In Italia tale condizione colpisce circa il 20% della coppie, il 40% delle quali si rivolge ai centri di procreazione medicalmente assistita distribuiti su tutto il territorio italiano. I fattori che predispongono all’infertilità sono molteplici e in circa il 35% dei casi attribuibili al partner maschile. È possibile valutare il fattore maschile nella quasi totalità dei casi con il riscontro di valori anormali nell’esame del liquido seminale. Lo spermiogramma rappresenta la più rilevante indagine dello studio andrologico, che consente di stabilire se il partner maschile di una coppia debba essere effettivamente considerato infertile, se il livello di infertilità è tale da richiedere una procedura di fecondazione assistita ed, infine, verso quale tecnica di fecondazione assistita è opportuno procedere. L’OMS ha pubblicato un dettagliato protocollo di laboratorio, aggiornato nel 1999, definendo i criteri standardizzati di valutazione del liquido seminale. Tuttavia, in molti studi è stata individuata un’alta variabilità inter- e intra-osservatore nei risultati di tale esame, quindi si è cercato di utilizzare altre metodiche per affinare tale indagine. La citofluorimetria è una metodica che sta prendendo sempre più piede nella pratica clinica dei laboratori di andrologia, in quanto risulta un metodo valido e accurato per l’analisi di alcune caratteristiche del liquido seminale. Tuttavia le linee guida del WHO (1999) non ne prevedono l’utilizzo nella routine, in quanto risulta troppo costosa. In questo lavoro, utilizzando la tecnica citofluorimetrica, sono stati effettuati due studi distinti. In particolare sono state analizzate alcune caratteristiche di liquidi seminali di pazienti infertili rivoltisi alla S.S.D. Procreazione Medicalmente Assistita del I.R.C.C.S. Burlo Garofolo. In primo luogo, sono state individuate le condizioni sperimentali ottimali per la valutazione della fagocitosi in vitro di spermatozoi, processo che avviene normalmente in vivo nell’apparato genitale femminile e che non è noto se interferisca o meno con la fecondazione. Non esistono, infatti, molti studi a riguardo, in quanto la maggior parte delle tecniche è insufficiente a garantire risultati oggettivi. Il protocollo messo a punto in questa ricerca è stato applicato agli spermatozoi di 24 campioni di liquido seminale di pazienti affetti da infertilità idiopatica che, secondo i parametri del WHO, risultavano normali o lievemente alterati dal punto di vista della concentrazione, della motilità e della morfologia degli spermatozoi. Dallo studio è emerso che la presenza di alterazioni, seppur lievi, a carico della motilità e della morfologia degli spermatozoi rendono questi ultimi maggiormente suscettibili alla fagocitosi rispetto a campioni normali. Inoltre, lo stato di capacitazione degli spermatozoi ha un effetto sulla fagocitosi degli stessi, in particolare, gli spermatozoi allo stato basale sono maggiormente fagocitati rispetto a quelli capacitati in vitro. Questo è probabilmente dovuto al fatto che nel campione non capacitato vi è una maggior variabilità cellulare e una maggior presenza di forme nemaspermiche di peggior qualità e quindi più suscettibili alla fagocitosi. La capacitazione, invece, seleziona gli spermatozoi con migliore motilità e morfologia dal campione di liquido seminale di base, e dunque gli spermatozoi dopo la capacitazione risultano di miglior qualità e quindi fagocitati in misura minore. Tuttavia, laddove i parametri nemaspermici del liquido seminale di partenza risultano alterati, in termini di motilità e morfologia, si è osservato una tendenza all’aumento del livello di fagocitosi degli spermi post-capacitati rispetto a quelli capacitati, e ciò potrebbe essere dovuto a caratteristiche intrinseche degli spermatozoi basali che li rendono maggiormente vulnerabili alla fagocitosi anche dopo la capacitazione. La seconda parte di questa ricerca riguarda lo studio degli effetti della leucocitospermia sui parametri del liquido seminale e sull’outcome delle tecniche di fecondazione in vitro. Molti autori si sono occupati dell’argomento, ma i dati ottenuti fanno emergere opinioni contrastanti riguardo al ruolo della leucocitospermia nell’infertilità maschile. Secondo quanto definito dalle linee guida del WHO, la conta dei leucociti seminali di routine viene effettuata mediante il test della perossidasi, che tuttavia risulta meno sensibile e meno accurata della metodica citofluorimetrica. In questo studio sono stati analizzati 150 liquidi seminali di soggetti appartenenti a coppie rivoltesi alla S.S.D. Procreazione Medicalmente Assistita del I.R.C.C.S. Burlo Garofolo. La conta dei leucociti è stata effettuata mediante citofluorimetria e sono stati valutati gli effetti della leucocitospermia sui parametri del liquido seminale e sull’outcome delle tecniche di fecondazione in vitro. L’originalità di tale lavoro consiste nel fatto che sono stati valutati gli effetti della leucocitospermia utilizzando la tecnica citometrica e conducendo un’indagine distinta tra i campioni destinati alla FIVET e quelli destinati alla ICSI. Da tale analisi è emerso che complessivamente i parametri di concentrazione e di motilità degli spermatozoi sono influenzati dalla presenza di eccessive concentrazioni di leucociti nel liquido seminale. Se, però, si fa distinzione tra i campioni destinati alle due tecniche, la differenza di motilità degli spermatozoi non risulta più correlata alla leucocitospermia, mantenendo un trend di diminuzione nella ICSI, mentre nella FIVET tende all’aumento, tanto che i risultati sembrano addirittura in contraddizione. Inoltre, la leucocitospermia non ha effetto sui tassi di fertilizzazione degli ovociti, sui tassi di sviluppo degli embrioni e sui tassi di gravidanza, né in seguito a ICSI, né in seguito a FIVET. Dunque, dal momento che la leucocitospermia non sembra influenzare i parametri del liquido seminale né gli esiti delle tecniche di fecondazione in vitro, si può ipotizzare che, in presenza di un’alta concentrazione di leucociti nel liquido seminale, sussista un giusto equilibrio di proporzioni tra i leucociti e la quantità di spermatozoi, tale da non comportare effetti dannosi sulla funzionalità degli spermatozoi e quindi sul successo delle tecniche di fecondazione assistita. Questi risultati hanno dunque implicazioni sul significato diagnostico della leucocitospermia nel contesto dell’infertilità maschile e della fecondazione assistita e, da ciò, risulterebbe necessario rivalutare il livello soglia del numero di leucociti al di sopra del quale si è di fronte ad una condizione patologica che ha effetti negativi sulla fertilità di un individuo in termini di qualità degli spermatozoi, tassi di fertilizzazione e tassi di gravidanza.
  • XXIII Ciclo

Date

  • 2011-05-10T11:12:52Z
  • 2012-04-17T04:01:19Z
  • 2011-04-11
  • 1982

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier