• Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività. Effetti sulla percezione di sé e sulla relazione con gli altri
  • Vulcani, Maddalena

Subject

  • ADHD
  • Adolescenza
  • Autostima
  • Relazioni Sociali
  • MEDICINA MATERNO-INFANTILE,PEDIATRIA D.SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE,PERINATOLOGIA
  • M-PED/03 DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE

Description

  • 2010/2011
  • Il mio studio ha avuto l’obiettivo di apportare un contributo alla ricerca nel campo del Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività (ADHD) esplorando, attraverso il ricorso a strumenti psicometrici, i tratti psicopatologici e di personalità in pazienti con questo disturbo in età evolutiva e di correlarli con l’evoluzione della malattia. La ricerca si è situata all’interno delle più recenti prospettive sull’ADHD, che considerano fondamentale nel trattamento di questa sindrome un training centrato sulla motivazione, sulle capacità emozionali e relazionali dell’individuo (Miranda, 2011). Lo scopo della ricerca è stato quindi quello di valutare il funzionamento socio-emozionale dei ragazzi con il Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività considerando gli effetti di questa patologia sulla percezione di sé e sulla relazione con gli altri, nel periodo di passaggio dall’infanzia all'adolescenza. La ricerca, che è stata condotta all’interno dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste e presso la Scuola media statale “Divisione Julia” di Trieste, ha un disegno sperimentale classico su due gruppi: uno sperimentale ed uno di controllo. Complessivamente sono stati coinvolti 59 ragazzi che frequentano la scuola secondaria di primo grado, di età compresa tra i 10 e i 15 anni. Per confrontare i due gruppi, poiché nel gruppo di ragazzi con ADHD è stata reclutata solo una femmina, anche il gruppo di controllo è stato ristretto alla popolazione maschile (il campione iniziale era costituito da 93 soggetti, di cui 45 maschi e 48 femmine). Sono stati utilizzati il Questionario “Child Behaviour Checklist” (CBCL) di Achenbach nella versione YSR, il Test “TMA” (Test di valutazione multidimensionale dell’autostima) di Bracken ed il Questionario “SDQ” (Questionario sulle capacità e sulle difficoltà) di Goodman. A distanza di circa un anno dalla prima compilazione è stato sottoposto ai ragazzi con ADHD un retest, con le stesse procedure. È stato effettuato lo scoring di tutti i questionari, per poter restituire agli insegnanti che hanno aderito alla proposta un quadro generale dell'andamento delle loro classi e ai genitori che hanno espresso il desiderio di avere un riscontro del test completato dal loro figlio, sono stati presentati oralmente i risultati dello studio. In linea con la letteratura sull’argomento, i risultati ricavati dal questionario TMA evidenziano che l’autostima dei ragazzi con ADHD risulta minore di quella del gruppo di controllo. La scala con punteggio più basso in entrambi i gruppi è “Autostima scolastica”. Per quanto riguarda le relazioni sociali, i risultati ottenuti dal test SDQ indicano che i ragazzi del gruppo ADHD ritengono di avere della consistenti difficoltà nei rapporti interpersonali, mentre non si sono rilevate differenze tra i due gruppi in merito al comportamento prosociale. Sempre nell'ambito dei rapporti interpersonali, i risultati ottenuti dal test CBCL (scale dei "Problemi sociali" e della "Competenza di socialità") indicano che i ragazzi del gruppo ADHD hanno maggiori livelli di problematicità in questi campi. Al follow-up annuale si rileva un miglioramento nella scala "Autostima globale" (la differenza di punteggio con il primo test non risulta tuttavia significativa); un peggioramento nella scala "Autostima scolastica", che permane la scala con punteggio più basso e un lieve miglioramento nell’ambito delle relazioni sociali (la differenza di punteggio con il primo test non risulta tuttavia significativa). La bassa autostima dei ragazzi con Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività rilevata dalla presente ricerca può essere indice di un senso di inadeguatezza, associato alla percezione di non gestibilità delle situazioni e di svalorizzazione delle proprie capacità. Lo stile disadattivo che ne risulta si ripercuote soprattutto a livello di performance scolastica. La percezione del ruolo agito è vissuta dal soggetto, spesso in modo inconsapevole, con diversi livelli di malessere ed è frequente che prenda forma un circolo vizioso per cui il ragazzo etichettato come “incapace”, avverte questa attribuzione, la viva con sofferenza e adotti di conseguenza comportamenti aggressivi, di rifiuto e di rabbia. In seguito ai feedback ambientali, diretti e indiretti, i bambini apprendono infatti schemi di risposta, che incorporano le esperienze passate, sono coerenti con esse e che influiscono in certa misura sui comportamenti futuri Inoltre, poiché consapevolezza di essere cercati, compresi e accettati dai compagni gioca un ruolo determinante nella costruzione di una buona idea di sé e nella formazione della propria identità, si può concludere che anche la scarsa competenza sociale dei ragazzi con ADHD influisce sulla loro percezione di sé. La frustrazione che deriva dall’essere escluso dai coetanei innesca un circolo vizioso per cui più il giovane è isolato, meno ha la possibilità di fare pratica e di costruirsi un repertorio di abilità sociali e più si consolida il rifiuto da parte dei pari (Hinshaw e Melnick, 1995). I dati sembrano suggerire che le difficoltà di autostima abbiano un'origine precoce e i risultati del retest forniscono un quadro della situazione piuttosto stabile: non vi sono né miglioramenti né peggioramenti significativi. Si può supporre che i ragazzi con ADHD, che non hanno ricevuto un training mirato durante il periodo intercorso tra i due test, non abbiano effettivamente mutato la valutazione di sé stessi e delle loro performance scolastiche. La valutazione dell'autostima non è parte integrante dei protocolli per il follow up dei bambini con ADHD in terapia, essa rappresenta tuttavia un indicatore indiretto molto sensibile delle necessità percepite dal paziente. La ricerca suggerisce che anche la valutazione dell'autostima dovrebbe far parte della diagnosi di ADHD, risulta tuttavia necessario individuare e proporre test di più agevole compilazione e decodifica. Un’indagine di questo tipo ed in particolare l’utilizzo del retest possono essere strumenti utili per individuare ulteriori interventi sui singoli bambini con ADHD. I risultati confermano che la permanenza del disturbo è uno dei fattori che maggiormente incidono sull’outcome e si sottolinea pertanto l’importanza di una presa in carico precoce dei ragazzi con ADHD, con un training che comprenda attività specifiche per il potenziamento delle abilità sociali. L'intervento psicoeducativo sulle abilità interpersonali è dunque un aspetto importante di cui occuparsi, in quanto la qualità delle relazioni che il ragazzo riesce ad instaurare con gli altri influirà direttamente sulla sua autostima personale; una ricerca futura potrebbe considerare la progettazione e la realizzazione di un intervento riabilitativo per i ragazzi con questo disturbo, per i loro compagni e i loro insegnanti, al fine di migliorare la qualità della vita di classe. Per intervenire efficacemente su queste problematiche risulta fondamentale sensibilizzare i docenti, stimolandoli a favorire e a promuovere nei ragazzi una maggiore consapevolezza del proprio valore e una maggiore motivazione nei confronti dell'impegno scolastico. Gli interventi sporadici risultano tuttavia inefficaci: appare invece indispensabile che le attività vengano proposte in modo continuativo e regolare, in modo che entrino a far parte integrante della normale programmazione e organizzazione della vita quotidiana della classe e dello stile che caratterizza la relazione educativa. Punti di forza dello studio sono stati la creazione di un lavoro di rete tra l'unità di Neuropsichiatria del Burlo Garofolo di Trieste ed il mondo della scuola, con un proficuo scambio di informazioni e la formulazione e la formulazione di una metodologia di ricerca poco usata nel campo dell’ADHD, ossia la somministrazione di questionari compilati direttamente da ragazzi con questo disturbo. L'indagine ha cercato di fornire nuove linee di approccio al problema, utili ad orientare gli interventi psicologici e didattico educativi per prevenire i comportamenti a rischio e l’insuccesso scolastico. Un ulteriore sviluppo di questa ricerca potrebbe analizzare, ampliando il campione di ragazzi con ADHD, se vi sia una differenza negli ambiti dell'autostima e delle relazioni tra pari tra un sottogruppo di ragazzi trattati farmacologicamente e un sottogruppo di ragazzi che abbia beneficiato di un altro tipo di intervento. Il bambino con ADHD è una sfida impegnativa: è irrealistico credere che miglioramenti siano raggiungibili in tempi brevi e senza difficoltà. È necessario rispondere senza allarmismi agli insuccessi o alle ricadute e sono indispensabili conoscenza, dedizione e impegno, ma soprattutto risulta fondamentale combinare le nuove prospettive scientifiche ad interventi pratici. L’obiettivo comune va perseguito attraverso il coordinamento e la sinergia tra specialisti ed educatori, per mezzo di uno scambio produttivo di competenze ed esperienze. L’approfondimento scientifico e pedagogico, la ricerca e l'opera informativa e formativa dell'associazionismo rappresentano quindi un importante stimolo per la diffusione delle buone pratiche.
  • XXIV Ciclo

Date

  • 2012-07-24T09:00:09Z
  • 2012-07-24T09:00:09Z
  • 2012-04-02
  • 1981

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier