• Il ruolo dei gesti coverbali nel recupero funzionale dell'afasia fluente. Uno studio pilota
  • Zulian, Nicola

Subject

  • afasia fluente comunicazione referenziale interazione gesto verbalizzazione
  • SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN NEUROSCIENZE E SCIENZE COGNITIVE - indirizzo PSICOLOGIA
  • M-PSI/08 PSICOLOGIA CLINICA

Description

  • 2010/2011
  • Il ruolo dei gesti coverbali nel recupero funzionale dell’afasia fluente. Uno studio pilota. La ricerca consiste in uno studio post hoc che esplora il ruolo dei gesti coverbali, e la loro relazione con il sistema produttivo linguistico, nel recupero funzionale dell’afasia fluente. La letteratura descrive i gesti prodotti dai soggetti fluenti come numericamente sovrabbondanti, ma poveri dal punto di vista informativo. In particolare, la produzione gestuale dei soggetti fluenti è contraddistinta da vaghezza e da scarso valore comunicativo (Cicone et al, 1979; Behrman & Penn, 1984); inoltre, alcune ricerche hanno evidenziato la loro potenziale “interferenza” con la verbalizzazione cui si accompagnano (Feyereisen & Delannoy, 1991; McNeill, 1992). Tali caratteristiche rendono dubbia l’ipotesi di poterli sfruttare al fine di potenziare la capacità di trasmettere informazioni utili allo scambio comunicativo. Il tradizionale paradigma riabilitativo sembra essere focalizzato sull’aumento della produzione di gesti che si sostituiscono alla produzione verbale (ipotesi sostitutiva), sfruttando le connessioni fra sistema comunicativo linguistico e gestuale a livello di attivazione pre-lessicale: il paziente non riesce a produrre l’item lessicale desiderato e lo sostituisce attraverso la propria produzione gestuale, esprimendo così una o più caratteristiche semantiche della parola. Se questa ipotesi è percorribile per i pazienti non fluenti (Rose, 2006), le caratteristiche di sovrabbondanze e vaghezza della produzione gestuale dei soggetti fluenti hanno scoraggiato l’utilizzo di tale paradigma, la cui applicazione potrebbe portare ad un aumento nella produzione di gesti che convogliano informazioni confuse e, addirittura interferenti. Questa conclusione deriva, probabilmente, dalla sostanziale mancanza di studi che coinvolgano pazienti fluenti (Marshall, 2011). Nonostante ciò, alcune ricerche (Wilkinson et al., 2003) hanno sottolineato che i pazienti fluenti siano in grado di utilizzare adeguatamente la loro gestualità, fondendola (combinandola) con l’uso del linguaggio; gli autori hanno osservato che questa strategia comunicativa permetta ai soggetti di partecipare alle conversazioni relative ai temi della loro vita quotidiana. Queste osservazioni riaprono il tema dell’utilizzo dei gesti, e del loro rapporto con la produzione linguistica, nella riabilitazione dei soggetti afasici fluenti. Il presente studio si è occupato di analizzare come possa concretizzarsi il recupero della capacità comunicativa di questi soggetti. Al fine di raggiungere questo scopo sono state analizzate le prestazioni comunicative di due pazienti sottoposti a trattamento funzionale. La valutazione afasiologica standard condotta pre- terapia, ha sottolineato che entrambi i pazienti soffrissero di una comparabile forma afasica di tipo Wernicke, caratterizzata da una grave compromissione sia a livello linguistico, sia comunicativo. Entrambi i soggetti hanno ricevuto lo stesso trattamento riabilitativo volto a stimolare la comunicazione multimodale. Il setting utilizzato in questo studio si proponeva di confrontare le residue capacità linguistiche e gestuali dei pazienti con un’ampia gamma di compiti comunicativi. Il setting era caratterizzato da una situazione di conversazione “faccia a faccia” che simula il comportamento comunicativo in contesti naturali; compito del terapista è rinforzare le modalità comunicative più efficaci prodotte dal paziente e, parallelamente, suggerirne di nuove. Il trattamento riabilitativo è stato seguito da una seconda valutazione afasiologica, che ha evidenziato una differente risposta alla terapia. Infatti, post terapia, un solo paziente (responder) aveva aumentato la propria capacità di trasmettere informazioni, anche se le sue abilità linguistiche continuavano a risultare gravemente compromesse. D’altro canto, il secondo paziente (non responder) non ha mostrato alcun segno di recupero, né sul piano linguistico, né sul piano delle abilità comunicative. Questa differente risposta al trattamento ha fornito la possibilità di studiare come avvenga il recupero dall’afasia fluente. La possibilità di analizzare le prestazioni di un soggetto che si sapeva a priori essere migliorato (grazie ai risultati della seconda valutazione afasiologica) ha permesso di ipotizzare e testare degli indici che descrivono il cambiamento del comportamento comunicativo. Al fine di raggiungere questo scopo, sono state analizzate le prestazioni al compito di comunicazione referenziale (R.C.T.; Glucksberg et al., 1975; Hengst, 2003) di entrambi i soggetti. Tale compito era stato somministrato, pre-post terapia, al fine di valutare le capacità linguistiche e non verbali dei due soggetti. L’R.C.T. richiede al paziente di comunicare al terapista delle informazioni predefinite, in contesto conversazionale. Uno dei vantaggi di questo set è poter osservare “dal vivo” come i pazienti utilizzino le loro capacità comunicative residue per trasmettere le informazioni necessarie al riconoscimento del tentativo comunicativo. La letteratura (Feyereisen et al., 1988; Blasi et al., 1996; Carlomagno et al., 2005a; 2008) ha sottolineato che questo tipo di setting fornisce misure del comportamento comunicativo, paragonabili a quelle derivanti dalla batteria afasiologica utilizzata in questo studio. Al fine di individuare degli indici di cambiamento che spiegassero il recupero funzionale sottolineato dalla seconda valutazione afasiologica, due giudici indipendenti hanno analizzato le prestazioni R.C.T. del soggetto responder. Tali indici sono derivati sia dallo studio delle ricerche sulla gestualità coverbale dei pazienti afasici, e la sua relazione con il sistema produttivo linguistico; sia dall’osservazione dei comportamenti comunicativi attuati nelle sessioni R.C.T. I giudici hanno analizzato: a) i modelli di interazione tra terapista e paziente; b) la presenza ed i tipi di gesti coverbali utilizzati per completare il compito, c) la loro distribuzione nei tre turni di comunicazione concessi alla diade terapeutica per negoziare il significato della comunicazione; d) i contenuti semantici del gesto; e) la frequenza d’uso della strategia di combinare i gesti con espressioni parafasiche e/o linguaggio vuoto; f) il numero delle volte in cui gesto e produzione verbale hanno interferito vicendevolmente; g) la scelta delle strategie comunicative utilizzate per completare il compito. Il miglioramento delle capacità comunicative del paziente responder è corrisposto a modifiche di tutte le misure citate. Successivamente, gli stessi indici sono stati testati sulle prestazioni R.C.T. del paziente non responder, ma non è stato osservato alcun cambiamento. Questo fatto sembrerebbe supportare l’idea che gli indici individuati siano in grado di discriminare fra le prestazioni di un soggetto che migliora e di uno il cui cambiamento è nullo o marginale. I risultati individuati confermano l’idea che i gesti coverbali possano rivestire un potenziale ruolo nel recupero dall’afasia fluente. Al contempo sembrano indicare che, nel caso dell’afasia fluente, il paradigma riabilitativo sostitutivo non sia applicabile: infatti, post terapia, il paziente responder non ha sostituito la produzione verbale con quella gestuale; sembra piuttosto aver ridistribuito le proprie risorse comunicative fra i due sistemi di produzione. I dati sembrano supportare l’idea che il paziente abbia prodotto dei gesti che sono stati enfatizzati attraverso il comportamento verbale, sfruttando così le interazioni fra i sistemi comunicativi a livello di pianificazione del contenuto del discorso.
  • XXIV - Ciclo

Date

  • 2012-07-24T08:52:54Z
  • 2012-07-24T08:52:54Z
  • 2012-04-20
  • 1980

Type

  • Doctoral Thesis

Format

  • application/pdf

Identifier